di Elisa Heusch
L’INTERVISTA – Con riferimento alla tematica del ricordo, scelta per il numero di agosto de La Redazione Online, ho avuto come una specie di ‘illuminazione’ ed ho deciso di intervistare Fabio Moscatelli, fotografo romano che conosco da alcuni anni e che stimo molto, il quale proprio sul ricordo ha strutturato uno dei suoi lavori più importanti, di cui custodisco gelosamente il libro: “Nostos”.
Nostos è un racconto che costituisce un viaggio fisico, ma anche soprattutto interiore ed intimo, attraverso i luoghi d’infanzia del fotografo, ovvero Norcia e i paesi limitrofi (come Castelluccio e Serravalle), colpiti molto duramente dal terremoto che ha distrutto parte del centro Italia nel 2016-2017.
Con mia enorme gioia Fabio si è confermato disponibilissimo fin da subito ad un confronto per approfondire con me il tema del suo lavoro, rispondendo alle mie domande attraverso una video conferenza sulla piattaforma Zoom, che adesso condivido con voi.
Elisa: “Fabio conosco bene il legame che senti con questi luoghi in cui sei cresciuto, ma vuoi spiegarci quando e soprattutto in che modo si è concretizzata in te l’idea di mettere in atto questo lavoro?
Fabio: “E’ nata esattamente due anni dopo il terremoto, perché quelli sono i luoghi della mia infanzia, in cui ho passato le estati, e soprattutto sono anche il teatro dei ricordi più belli che ho condiviso con mio papà; subito dopo il terremoto sinceramente ho avuto un po’ di timore a tornarci, non per il terremoto stesso, perché ho comunque un grande rispetto per la natura, ma piuttosto avevo paura di quello che non avrei rivisto, in quanto il terremoto comunque porta distruzione, cancella segni e sconvolge le vite, e per questo ci ho messo un po’ a tornare là nonostante ne avessi anche forte desiderio.
All’inizio il lavoro doveva essere un’altra cosa: volevo tornare anche un po’ al discorso del reportage tradizionale, tantoché pensavo di fare una narrazione sulla resistenza, sulla resilienza, soprattutto per quello che riguarda le attività commerciali che nonostante tutto hanno ripreso e si sono rimesse in moto.
Io ho massimo rispetto per chi fa quel tipo di fotografia ma, nonostante io abbia studiato reportage, non lo sento molto mio: come tu sai io sono per le storie personali un pochino più intime.
Avevo iniziato questo tipo di lavoro più reportagistico, tant’è vero che ho ancora delle foto che conservo, però un giorno tornando mi capitò di realizzare una fotografia che per me ha costituito una ‘scossa’ vera e propria: è la fotografia della grande ombra proiettata sul muro. Ecco, quella foto ha segnato proprio il solco tra ciò che il lavoro era prima e ciò che è diventato dopo, perché lì c’era il pizzico di fantasia e anche di infantilità…mi è sembrato che rappresentasse un guardiano silenzioso su una citta deserta.
Mi sono allora guardato dentro e mi sono chiesto se fosse proprio quello il lavoro che volevo fare o se ci fosse altro, e la risposta è arrivata quasi subito, perché sentivo che c’era molto altro.
Mi sono rivisto ragazzino, ho proiettato quello che ero su mia figlia in qualche modo, anche se Nostos è completamente privo di presenza umana, se non per due foto appunto di Siria, una in ginocchio e una in piedi, come ad emblema di una rinascita che lentamente sta avvenendo. (più la foto di mio padre che ovviamente è una foto d’archivio).
Ho imparato a raccontare senza la presenza umana, e devo dire che mi ci sto abituando, ma soprattutto dipende dal tipo del lavoro che si fa: questo è un lavoro dove secondo me non c’è assolutamente bisogno di mostrare persone. [Sto facendo invece adesso un lavoro sugli animali, perché è importante considerare gli effetti che il terremoto ha avuto anche su di loro, e quasi mai nessuno se ne occupa.
Di certo è stato un viaggio meraviglioso, e ogni volta che sapevo di partire sentivo talmente tanta adrenalina che arrivavo addirittura prima del previsto!
Si è trasformato in un viaggio splendido, in cui ho fotografato i miei ricordi, le mie emozioni, e sicuramente è il lavoro nel quale io mi sono messo più a nudo rispetto agli altri.
Sono tanti viaggi in uno, e anche il destino sembra avermi voluto dare una mano, c’è una foto emblematica di questo ritorno: una volta uscito dall’autostrada ho preso la stradina provinciale che poi porta a Norcia, costeggiata da un fiume, e a un certo punto guardandomi intorno ho visto una vecchia cinquecento a bordo fiume che si è rivelata un ingrediente necessario per dare l’impressione di un viaggio nel passato.”
Elisa: “Il perché del titolo è spiegato all’interno del libro, ma vuoi approfondire il significato di questa scelta della parola NOSTOS?”
Fabio: “In realtà sul titolo ci ho ragionato tanto, ci sono arrivato dopo tanto tempo…Solitamente a me piacciono i titoli che lasciano un alone di mistero, che non capisci immediatamente, ma che portino a farsi delle domande. “Nostos” era la parola greca che raccoglieva un po’ tutto, essendo legata alla nostalgia ma anche al ritorno a casa, e per questo era un’unione perfetta, perché questo è un lavoro malinconico e nostalgico.
E queste non sono secondo me delle emozioni negative, ma anzi delle emozioni ‘necessarie’ a volte: spesso si confondono la malinconia e la nostalgia con la tristezza, ma invece sono due cose molto diverse.
Per me è stato necessario provare questa nostalgia, questa malinconia e questo ritorno a casa.
Dal titolo poi sono arrivate anche delle conseguenze, come scelte che abbiamo fatto a livello tipografico insieme al curatore Augusto Pieroni; ad esempio la scelta del colore blu della carta non è stata casuale ma collegata a un discorso di nostalgia (in inglese sentirsi malinconici si dice “I feel blue”), e per di più abbiamo visto che con una cornice bianca o nera le foto si sarebbero perse e sarebbero state meno valorizzate.
Credo sempre che il titolo di un progetto sia importantissimo, è un po’ il biglietto da visita del progetto stesso, e il fatto che incuriosisca spinge a sfogliare il libro o comunque a soffermarsi e approfondire.
È stata una scelta a metà tra istinto e ragione; cercavo qualcosa che fosse efficace a livello di emozione ma potesse anche al tempo stesso suscitare curiosità nei lettori.
Elisa: “A proposito di Augusto Pieroni, il quale ha curato questo tuo progetto, ho letto la sua nota finale a conclusione del libro, che ho trovato molto appropriata e centrata, dunque mi pare che abbia veramente sentito il tuo lavoro, è così ?”
Fabio: “Io ho scelto Augusto innanzitutto per la professionalità, ma anche perché volevo qualcuno che non mi conoscesse troppo bene, nel senso che ci conoscevamo di nome e fama, ma non avevamo mai collaborato, perciò sapevo che non avrebbe avuto riguardo al mio lavoro delle sue influenze particolari.
E qua va il grandissimo merito ad Augusto Pieroni, perché io mi sono presentato con del materiale, anche molto diverso, e l’idea iniziale era una mostra; quando abbiamo fatto la lettura di questo lavoro Augusto ha messo insieme delle fotografie e mi ha detto “Questo è un libro!” ed io quando ho visto quella sequenza mi sono illuminato. Lui ha capito perfettamente il senso di quello che volevo raccontare e quello che doveva venir fuori per essere poi forma libro, c’è stata fin da subito questa sintonia e sinergia che è difficile da instaurare, e senza il suo contributo credo proprio che Nostos non sarebbe stato quello che è.
La parola giusta che racchiude il nostro rapporto è empatia: ci siamo raccontati esperienze personali, ci siamo conosciuti meglio a vicenda e ne è nata una bella amicizia e ci sentiamo spesso per consigli fotografici. Ho la fortuna di lavorare con due curatori straordinari: con Augusto Pieroni e con Irene Alison.”
Elisa: “Ti va di rivelarci quello di cui ti stai occupando adesso?”
Fabio: “La cosa più prossima è l’uscita del libro di Gioele [ragazzo autistico che ho seguito nel percorso di crescita e col quale si è instaurato un rapporto straordinario], ne abbiamo parlato con Irene (la curatrice appunto) e a dicembre dovrebbe uscire; si intitolerà “Il mondo fuori” e racconterà i nostri 7 anni di amicizia, collaborazione, crescita…stiamo ultimando alcuni dettagli e alcuni testi e a settembre andremo in stampa. Questo è il progetto che sta per essere finalizzato in un libro.
Poi prosegue sempre questa narrazione un po’ diario e un po’ memoria su mia figlia Siria, che potrebbe sembrare una banalità ma invece secondo me sono questi i racconti più belli: la fotografia interpreta da sempre il concetto di famiglia e variare modalità è qualcosa che mi attira tanto.
Per il resto io la fotografia la vivo tutti i santi giorni.
Intanto prosegue anche la mia ricerca su Tor Bella Monaca perché un territorio non lo si finisce mai di scoprire, è sempre una sorpresa…mi è capitato ad esempio di fare una presentazione un paio di mesi fa insieme a Massimo Siracusa e a Tiziana Faraoni, responsabile photoeditor dell’Espresso, e io proprio quella mattina avevo scoperto, dopo quattro anni e passa di lavoro, che a Tor Bella Monaca c’è una fattoria! Mi auguro poi di poter dare una nuova agibilità a questo progetto, che si è allargato diventando un blog e diventerà qualcos’altro ancora. Sento di essere cambiato radicalmente, perché nelle cose che faccio non sono più frettoloso e non voglio più tutto e subito come volevo inizialmente, mi sono reso conto che un progetto ha bisogno di essere approfondito a lungo termine e mi piace addentrarmici con la dovuta calma.
Ringrazio ancora Fabio per il tempo e le parole che ha dedicato a me e al nostro giornale, e anche per le profonde emozioni che mi ha sempre trasmesso fin da quando lo conobbi durante la serata che tenne circa 4 anni fa a Montescudaio, presentando nell’occasione il racconto su Gioele al quale abbiamo accennato sopra ed altri suoi importanti lavori.
Al seguente link trovate le info sul libro “Nostos” e anche le altre sue pubblicazioni: https://www.fabiomoscatelli.com/books/
Questo è invece il link diretto al progetto, dal sito dell’autore:
https://www.fabiomoscatelli.com/projects/nostos/
Biografia dell’autore:
Fabio Moscatelli nasce a Roma dove vive e lavora.
Diplomato presso la Scuola Romana di Fotografia e Cinema, negli anni si è specializzato nel reportage sociale e nel racconto di storie personali, spesso confinate ai margini della nostra società.
Tra le sue pubblicazioni “Gioele, Quaderno del tempo libero” in collaborazione con Gioele, ragazzo autistico con cui ha intrapreso un percorso che dura da oltre 7 anni; “The Last Exit”, pubblicazione indipendente dedicata alla memoria di suo padre.
“Nostos”, pubblicato nel 2020 come self publishing, è un viaggio nella sua infanzia attraverso la rivisitazione dei luoghi del Centro Italia colpiti dal sisma di quattro anni fa.